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Oggetto ed obiettivo dell'evento sarà la ripulitura delle rive di fiumi e torrenti dalle plastiche presenti lungo l'alveo e che si ritrovano purtroppo in quantità anche sulle loro rive.
Le plastiche, oltre a deturpare le rive del nostro fiume rendendolo un luogo marginale e sporco, contribuiscono ad aggravare il già grave problema delle plastiche in mari ed oceani dato che (non lo dimentichiamo) esse sarebbero presto o tardi destinate ad accumularsi nei nostri mari, interferendo pesantemente nella vita e nella dieta degli organismi marini.
La presenza e l'aiuto dei cittadini è determinante per ottenere risultati. Uno, dieci, cento eventi come questi in tutta la Toscana dal 20 al 22 marzo faranno davvero la differenza!
Con i partecipanti ci organizzeremo in squadre per battere l'area golenale di tre diversi corsi d'acqua: il Torrente Pesa ed i fiumi Elsa ed Arno all'altezza delle città di Castelfiorentino e Montelupo Fiorentino. Segui tutti gli sviluppi anche su Facebook.
A tutti i partecipanti saranno distribuiti gli strumenti idonei per il lavoro. Si pregano comunque tutti quanti di portare un paio di guanti da lavoro personali e di indossare scarponcini adatti al cammino, o stivali dato che ci si muoverà nella golena fluviale (asciutta ma in cui sono presenti erbe e cespugli).
I rifiuti raccolti durante la pulizia saranno conferiti ai gestori della nettezza urbana nella frazione imballi o indifferenziato.
Un'iniziativa organizzata da Associazione Eta Beta onlus
ed inserita nel programma Toscana PlasticFree: http://plastic-free.toscana.it
E' stata chiesta anche la collaborazione delle scuole dei territori interessati dai corsi d'acqua.
Il cibo è oggi una conquista che pare definitiva, un diritto acquisito. Almeno per chi abita in paesi come l'Italia, un tempo un altro paese della fame come ce n'erano tanti (e ce ne sono ancora tanti). Eppure la scelta del cibo, e la sua qualità non saranno mai una conquista definitiva. In questo senso la conoscenza del cibo, il suo apprezzamento e soprattutto il suo riconoscimento riguarda da sempre ogni nuova generazione che oggi non si misurano più con la fame, ma con la normale scarsa capacità di distinguere dei piccoli tra un cibo vero, nutriente e di origine trasparente e cibi di qualità nutrizionale ed origine perlomeno dubbia.
Se nel bambino (in famiglia o a scuola) si afferma il diritto alla scelta del cibo, si afferma anche la grande incognita degli strumenti a disposizione per operare queste scelte. Più che un discorso individuale si tratta di una dilemma familiare che ognuno affronta e risolve a suo modo.
Da queste scelte, che si potrebbe dire sono di consumo, derivano:
- le abitudini alimentari (il formarsi del cibo come strumento identitario)
- gli apporti nutrizionali (e si potrebbe aggiungere molti correlati di salute della futura vita adulta)
- lo spreco (ovvero lo sminuimento del cibo come bene)
- l'investimento emotivo nel cibo
Sono tutte e quattro cose che hanno a che fare con la salute e l'atteggiamento che il bambino ha verso il familiare, l'amico o l'altro in generale. Vorremmo soffermarci solo sull'ultimo punto, dato che i primi tre sono piuttosto noti.
Generazioni di nonne del dopoguerra hanno riempito generosamente i piatti dei nipoti incoraggiando benevolmente una nutrizione che era la negazione della necessità e dei pilastri della dieta. Oggi questo modello sembra essere stato sconvolto ed è inesorabilmente tramontato a beneficio del marketing che propone nel cibo il bello, il buono ed il desiderabile preconfezionato ad un "giusto prezzo" portanto però inevitabilmente alla monocultura del cibo, al tramonto del cucinato e della cucina casalinga ed al riferimento al marchio come unico riferimento di qualità. In realtà il suo affermarsi dilagante è solo il risultato della resa di nonne e genitori che si sono ormai assuefatti al compromesso tra il mediaticamente desiderabile e ciò che il pargolo verosimilmente si degnerà di assaggiare e consumare. Il desiderio è passato dalla sostanza al packaging ed al messaggio ascoltato o fruito con gli occhi, la ricompensa è quel gusto lì... ne ottimo ne cattivo: un gusto che può essere di tutti e che è quindi assolutamente democratico. La negazione del gusto.
E così che si perde la scelta, il presupposto fondamentale della libertà. Come arrivare a deviare questa traiettoria che è il toccasana dei bilanci di qualsiasi multinazionale del food, ma che ci protende pericolosamente verso una dipendenza simbolica senza precedenti?
Si è cercato da più parti di porre rimedio, il più delle volte con malcelata ipocrisia. Ci hanno provato le catene della GDO orientando la futura clientela sul marchio-negozio in un trionfo di parternalistico (e dubbio) bombardamento delle menti impreparate di scolaresche ed insegnanti conniventi. Ci hanno provato i produttori globali fagocitando i capisaldi delle avanguardie alimentari (varie light, zero grassi, zero zuccheri, Vegan, crudiste, vegetariane, biologiche, km0, ecc) per fare definitiva piazza pulita di culture del cibo in controtendenza o contrapposte. Ne hanno fatto altrettanti marchi di prodotto healty indistinguibili da quelli precedentemente proposti. Ci hanno provato le istituzioni nazionali ed internazionali preposte -che opportunamente consigliate dalle lobby- hanno fatto ormai del cibo l'ultima frontiere del business planetario basato (anche normativamente) sul mordi e fuggi o se preferiamo del consumo alimentare insensato basato su su un sistema "produci, sfrutta ed abbandona".
Quel che sembra chiaro è che non se ne uscirà, finché insieme al cibo non si smetterà di propinare anche messaggi (giusti o sbagliati che siano). Il cibo da sempre è frutto della cucina, di tanto lavoro e cultura, non è detto che sia a buon mercato ed è comunque declinato dalla scelta personale (o familiare o del proprio gruppo d'apparteneza). Il suo consumo (e la sua produzione in cucina) è un gioco d'affetti e di speranze : l'apprente infinito circolo del desiderio e della sua soddisfazione. Proprio per questo esso è intrinsecamente portatore di un messaggio straordinariamente complesso che è l'unico che gli può essere riconosciuto, oltre (forse) a quello nutrizionale nudo e crudo e di sanità. Questa è la sua unica logica. Per capirlo non c'è altro modo che produrlo e consumarlo, con tutto ciò che ne consegue.
L'ICS Marco Polo e Eta Beta Onlus attraverso il progetto "Il Mondo che vorremmo"
e la collaborazione di Nicola Sangiuliano ed Alessandro Casoli, Arte in Gioco
Fattoria di Animazione, Banca della Biodiversità e Brigida Esposito
e grazie ai fondi messi a diposizione dal MIUR
con il Programma Operativo Nazionale "La Scuola per lo Sviluppo"
hanno ridato vita al giardino della scuola Filzi-Mazzei, trasformandolo in uno
dei nostri migliori Orti di Animazione a disposizione degli alunni delle classi.
Foto: Xiao Xin Guan - Elisabetta Su
Si sono conclusi venerdì 28 giugno le sessioni del corso "Datini e Marco Polo: anche noi viaggiatori nel mondo che cambia" che ha visto la partecipazione di oltre venti studenti delle scuole dell'Istituto Marco Polo di Prato. Il nostro percorso -tra i ricordi di un prigioniero della guerra di Chioggia ed i libri dei conti del più magnifico mercante di Prato - ha potuto mettere in luce che le società medievali che dettero i natali ai due insigni personaggi era già compiutamente mercantile ed aveva raggiunto un altissimo grado di sofisticazione. Inoltre abbiamo capito che quella società era tuttaltro che retrograda ed arretrata e si misurava costantemente con i limiti imposti dalla difficoltà dei trasporti, dalle lunghe distanze delle rotte tra Europa, Africa ed Asia, ricavandone invariabilmente stimoli per il miglioramento dei servizi offerti, l'incremento dei profitti e la diffusione ed il perfezionamento delle conoscenze provenienti da mondi lontani e separati, come oggi noi possiamo a malapena immaginare.
Che cosa ci lega a questo mondo di 700 anni fa? La risposta è forse inaspettata e parziale: è la finanza, il mercato, il commercio internazionale, una classe di uomini spregiudicati e talmente abili negli affari da ottenere udienze presso la curia papale, le due corti imperiali e dei re dei principali regni cristiani d'occidente.
Ma il mondo dei mercanti era strettamente legato anche a quello dei principi e dei cavalieri, a quello di abati e monsignori, cosiccome al popolo minuto ed a quello dei membri delle corporazioni, financo a quello delle masse delle campagne in cerca di un riscatto e di un avvenire migliore ed a quello degli "infedeli" che essi incontravano appena approdati sulle terre aldilà del mare.
Tra il mondo passato dei regni e delle città-stato medievali di Marco e Francesco di Marco ed il nostro mondo attuale globalizzato sempre più interconnesso esistono enormi differenze, ma anche moltissime somiglianze che ci permettono di pensare in modo nuovo il nostro futuro ed anche di riconoscerci attraverso un complesso d affascinante gioco di specchi.
Più che una speranza è una certezza. Perché così avviene da innumerevoli generazioni.
Noi le aspettiamo, e ci occupiamo nell'attesa studiando ed informandoci sulla vita di questi uccelli meravigliosi; lo facciamo con i tanti bambini che quest'anno partecipano al progetto Rondini. Quando arriveranno saremo tutti pronti per accoglierle non disturbandole, capendone il comportamento, riconoscendone i richiami e offrendo loro nuove possibilità di colonizzazione.
Per averli basta inviare una mail a This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. indicando:
- effettuare il corrispondente versamento per il contributo che si desidera fare
con bonifico bancario o bollettino postale
NOTA BENE : a causa degli alti costi di spedizione connessi, nelle buste natalizie non verranno spediti tuberi grossi o porzioni radicali di piante.
* comprende anche le spese di imballo e spedizione!
** è consigliabile fornire anche un numero di cellulare per facilitare le operazioni di spedizione e consegna.
Naturalmente chi lo desidera potrà continuare ad accedere alla banca con le modalità consuete
Melone Giolly
Necessita di terreni fertili e concimati abbondantemente ed in cui non manchi acqua -soprattutto nel momento della fioritura- anche se innaffiature andranno ridotte con il progredire della crescita dei meloncini onde evitare che un tasso d'acqua troppo alto ne pregiudichi la conservabilità.
Le pratiche di potatura dei tralci non sono obbligatori, ma sono consigliate dato che recidere gli apici vegetativi dei tralci in allungamento permette alla pianta di concentrare la propria esuberante energia vitale nella fioritura e nell'allegagione di essi. Il tasso di fecondazione dei fiori femminili non supera però di norma il 10% per cui ci si può ritenere più che soddisfatti se ciascuna pianta porti a completa maturazione 8-10 frutti di buona pezzatura.
La germinabilità dei semi è buona e veloce. Sebbene le piante si moltiplichino da seme, esistono in commercio individui innestati che hanno come caratteristiche una ancora maggiore vigoria (e produttività) ed una migliore resistenza alle malattie che possono affliggere la specie.
Usi culinari
Si utilizza come frutto da fine pasto o in macedonia, ma anche come accompagnamento ai salumi come seconda portata o piatto unico. Un frutto di buona qualità si riconosce dal profumo e dal gusto. Altrettanto importante è la consistenza della polpa che dovrebbe essere consistente, ma dolce e profumata. I frutti con polpa troppo molle sono stati iper-irrigati prima della raccolta per aumentarne ad arte il peso, oppure sono ipermaturi cosa che non giova al gusto.
CHAYOTE o SECHIO GLABRO
#00960 Sechium edule var. inermis
E' una cucurbitacea di origine sud-americana da tempo coltivata in Italia che non sembra aver raggiunto il favore dei nostri mercati, probabilmente per la non buona comprensione di come la si possa usare in cucina... ma assolutamente da provare !
COLTIVAZIONE
La coltivazione è facile, ma richiede terreni profondi ben irrigati e concimati ed esposizione in pieno sole. La sua produttività ha del prodigioso: la pianta è eminentemente rampicante e richiede una rete o un muro o una recinzione per crescere bene.
Benché in Italia venga coltivata come annuale la pianta nei luoghi di origine ha ciclo perenne; dopo l'inverno una pianta privata delle parti aeree ormai disseccate dal freddo, può rimanere produttiva negli anni successivi al primo semplicemente pacciamando in strato consistente la zona dove si trovano le radici della pianta; si noterà a fine marzo-aprile la ricomparsa dei vigorosi germogli del chayote!
USI CULTURALI
I frutti contengono un seme largo e sottile che attraversa quai per intero il frutto, inseparabile dal frutto (viviparità). Quelli tradizionali sono spinosi, mentre da qualche hanno si sono affermati anche quelli glabri di una varietà di nuova costituzione, più comodi da preparare in cucina
Sia i frutti che i fiori si possono mangiare, ma anche le foglie, le radici ed i tralci.
I frutti, quando sono a circa metà maturazione, si usano come le normali zucchine nostrali, ma sono dolciastre per cui è consigliabile trattarle con il sale prima di stufarle, lessarle, friggerle o arrostirle ai ferri. I frutti del chayote sono ottimi anche per fare frittelle dolci.
I germogli alla fine della primavera si possono mangiare come i mangiano gli asparagi.
In Indonesia i più apprezzati sono i tuberi delle piante di due-tre anni che vengono cucinati lessandoli o abbrustolendoli.
In Messico i tralci già sviluppati, lunghi ed induriti si usano per la fabbricazione di cesti.
Tutta la pianta è ricca di vitamina C e possiede composti attivi per la prevenzione dell'arteriosclerosi e dell'ipertensione. Ha anche effetti diuretici ed è utile per lo scioglimento dei calcoli renali.
Scheda: A.C.
#00960 e #01003 sono i numeri di accessione ai semi che sono disponibili nella Banca della Biodiversità.
Per richiedere la lista di disponibilità dei semi scrivi a:
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