Hibiscus esculentus - Okra / CLEMSON SPINELESS
Membro della famiglia delle Malvaceae, l'okra, conosciuto anche con i nomi di gombo e abelmosco, è una pianta perenne, originaria dell'Africa tropicale e coltivata come annuale nei paesi a clima temperato.
La pianta può raggiungere i due metri di altezza, ha fiori con cinque petali di colore dal bianco al giallo, e frutti capsulari lunghi fino a 18 cm e contenenti molti semi bianchi.
Considerato come uno tra gli ortaggi più resistenti al calore e alla siccità al mondo, trova largo utilizzo soprattutto nelle cucine indiana e cajun.
COLTIVAZIONE
Trattandosi di una pianta proveniente da ambienti a clima caldo, è meglio non mettere a dimora i semi prima dell'arrivo dell'estate e aspettare che le temperature notturne rimangano sopra i 12°C. La crescita ottimale si verifica con temperature del suolo superiori a 18°C.
Necessita di una buona esposizione alla luce solare e molta acqua per tutto il ciclo di coltivazione. Un accorgimento utile alle giovani piantine in fase di accrescimento può essere l'aggiunta di compost al terreno prima della semina. In seguito, qualora le piante raggiungano notevoli dimensioni si rendono necessari dei sostegni.
Una volta formati, i frutti diventano rapidamente fibrosi e legnosi, per cui, per poter essere utilizzati come ortaggio, devono essere raccolti quando ancora immaturi, solitamente entro una settimana dall'impollinazione.
USI COLTURALI
Al giorno d'oggi l'okra è un ortaggio ancora poco conosciuto in Italia, ma è celebre in molti paesi per le sue qualità e proprietà culinarie.
I frutti possono essere consumati cotti, in salamoia, crudi e inclusi nelle insalate. Poiché sono mucillaginosi, quando vengono cotti producono una tipica sostanza gelatinosa che potrebbe non essere apprezzata dai palati più fini. Tuttavia, un possibile rimedio per rimuovere la gelatina è cuocerlo con un alimento acido, come il pomodoro.
Anche le foglie delle giovani piante si possono consumare, o cotte come quelle delle barbabietole oppure utilizzate nelle insalate.
A livello industriale, oggetto di interesse sono l'olio estratto dai semi e la mucillagine presente nei frutti: il primo può essere impiegato nella produzione di biocarburanti, mentre la seconda, dal 2018, è in fase di studio per poter essere integrata come imballaggio alimentare biodegradabile.
Scheda: M.D.
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