NOTE! This site uses cookies and similar technologies.

If you not change browser settings, you agree to it. Learn more

I understand

S01389

User Rating:  / 0
PoorBest 

Ranunculus ficaria o Ficaria verna - FAVAGELLO o FAVAIOLA

Luminoso fiore di favagello al momento di massima apertura  -   Credit: Michele Aleo (Acta Plantarum)

Pianta erbacea bulbosa e scaposa a portamento nano di origine euro-mediterranea. Si nota nei campi solo per le foglie lievemente carnose che assomigliano vagamente a quelle di un ciclamino e per la fioritura in giallo molto appariscente. Si moltiplica per mezzo dei semi che sono contenuti in acheni disposti radialmente sulla sommità dello stelo fiorifero a formare stelle costituite da 10-15 acheni irsuti ed appuntiti; ma la pianta ha anche la possibilità di moltiplicarsi agamicamente grazie a numerosi tuberetti che si formano nelle ascelle tra fusto e steli fogliari. La pianta è perennante dato che nuovi germogli compaiono a fine inverno sulla sommità delle radici tuberizzate.

Estesa fioritura di favagello - Credit: Giovanni Giovannini (Acta Plantarum)

 

COLTIVAZIONE

La pianta non viene coltivata, trattandosi di una specie selvatica appartenente alla famiglia delle Ranuncolaceae. La raccolta dei tuberi viene talvolta effettuata dai cultori del foraging.

E' considerata una specie infestante degli orti benché abbia effettivamente qualità ornamentali ed interessanti utilizzi (1). 

 

UTILIZZI CULTURALI

Benché la pianta contenga principi tossici a partire dal momento della fioritura - che avviene in marzo-aprile alle latitudini italiane - viene rammentata spesso come pianta alimentare e ne sono attestati numerosi utilizzi. Tra questi Giovanni Targioni Tozzetti che lo riunisce a tutte quelle piante che conviene utilizzare solo durante guerre e carestie. (2)

Si possono consumare le foglie giovani (crude o cotte) ed i boccioli fiorali (sottosale come i capperi), i tuberetti e le radici tuberizzate (crude o cotte). Questi ultimi benché molto piccoli, hanno la consistenza della patata ma hanno un sapore molto più dolce. E' facile constatare che i tuberetti si staccano facilmente dalla pianta soprattutto durante i temperali; l'acqua li trasporta sul suolo spargendoli ovunque o riunendoli in piccole cavità. La presenza al suolo di questi numerosissimi tuberi di colore giallo oro dopo i temporali, ha fatto credere nei paesi dell'Europa centrale che si trattasse di "piogge di grano" o "piogge d'orzo" o "biada del cielo". (3) Questi eventi stagionali quasi prodigiosi sono segnalati dalle denominazioni popolari di questi piante segnalate molto dalla vistosa fioritura: in olandese 'Boterbloem' =fiore di burro, in inglese 'Buttercups' =tazze di burro; segni residuali evidenti di un uso da parte dei poveri alla costante ricerca stagionali di fonti per mettere insieme il pranzo con la cena.

Nelle tavole della Encyclopedie di Diderot e D'Alambert dedicate alla metallurgia del piombo finalizzata alla produzione di migliarola (i pallini per la caccia ai volatili), si fa menzione dell'utilizzo di una polvere grossolana di favagello che veniva immessa nel piombo fuso dopo averlo privato delle scorie e poco prima di gettarlo, attraverso un setaccio a maglie fini, in un barile d'acqua. Evidentemente la polvere dei tuberi -che è composta per la maggior parte da amido- aveva nel piombo fuso una utile funzione aggregante che si estrinsecava, poco prima che avvenisse la repentina ri-cristallizzazione provocata dalla caduta in acqua. (4)

Scheda: A.C.

 

#01389 è il numero di accessione ai semi che sono disponibili nella Banca della Biodiversità. Per richiedere la lista di disponibilità dei semi scrivi a:  This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.  oppure clicca sul bottone blu "invia e-mail" nella barra della pagina Banca della Biodiversità  https://www.facebook.com/bancadellabiodiversita  lasciando i tuoi dati e la tua richiesta. 

Tuberetti aerei ascellari su una pianta di favagello   - Credit: Giacomo Bellone (Acta Plantarum)

 

(1) Onorato Traverso, Botanica orticola, Pavia 1926, p. 1190

(2) Giovanni Targioni Tozzetti, Alimurgia o sia modo di render meno gravi le carestie per sollievo de' poveri, Bouchard, Firenze 1767, tomo I, p. 186

(3) Fiori spontanei d'Italia, Milano 1983, p.26

(4) Il mestiere e il sapere. Tutte le tavole dell'Encyclopedie di Diderot e D'Alembert, 3a edizione note a cura di Giancarlo Buzzi) Mondadori, Milano 1992, p.492

Joomla Templates by Joomla51.com