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Naturalmente ci siamo focalizzati sulle piante che sono presenti come rimedi in alcuni tipi di medicine tradizionali e non. Arbitrariamente abbiamo selezionato otto aree raccogliendo i semi di alcune delle piante che vi utilizzano/utilizzavano: 

 

Medicine tradizionali australiane

 

 

Medicina ayurvedica

 

Medicine tradizionali africane

 

 

Medicina cinese

 

Medicine tradizionali ameridie

 

 

  Medicine tradizionali europee  

 

Medicine tradizionali Italia

 

 

Medicina occidentale

 NOTA BENE:

Ogni confezione-regalo contiene 5 pacchetti di diversi semi di piante utilizzate come erbe medicinali nelle varie tradizioni.

ATTENZIONE: Le piante medicinali vanno sempre usate sotto controllo ed approvazione del proprio medico curante, pena il verificarsi talvolta di intossicazioni anche gravi. Alcune di esse sono riconosciute anche come velenose... quindi in sostanza, non è mai una buona idea curarsi da se con le erbe!

Tendenzialmente abbiamo preparato una collezione di semi tipici per ogni provincia italiana.

Dove ciò non è ancora stato possibile, abbiamo raccolto i semi delle piante tipiche di una tradizione regionale.

Ecco cosa e come si può scegliere:

ABRUZZO (1 busta)                                                 MOLISE (1 busta)                                                   
BASILICATA (1 busta)   PIEMONTE (2 buste)
CALABRIA (2 buste)  PUGLIA (2 buste)
CAMPANIA ( e province di Napoli e Salerno) SARDEGNA (1 busta)
EMILIA-ROMAGNA (e le 9 singole province e gruppi di province)    SICILIA (3 buste)
FRIULI VENEZIA-GIULIA (1 busta)     TOSCANA (e le 10 singole province)
LAZIO (2 buste) TRENTO e BOLZANO (2 buste)
LIGURIA (e province di Genova, La Spezia e Savona)   UMBRIA ( 2 buste)
LOMBARDIA (e le 12 singole province e gruppi di province)  VALLE D'AOSTA (1 busta)
MARCHE (1 busta) VENETO (3 buste)

Ne fanno parte i semi di piante agricole ed anche qualche pianta spontanea. Ogni busta-regalo contiene i pacchetti di 5 tipi di semi diversi.

 

Tra il XV ed il XVI secolo il mondo viveva la sua prima epoca globale... o meglio furono piante ad animali addomesticati portati dall'uomo, sotto forma di semi in una tasca o animali da cortile in una gabbia, a portare quel non so che di aria di casa di cui si aveva bisogno per provare a trovarsi bene anche dall'altra parte del mondo, a migliaia di chilometri da casa.

La storia dei semi nel fazzoletto è poi continuata costruendo le fortune più prodigiose ed anche qualche disastro che nessuno si sarebbe aspettato.

Quel che pochi sanno è invece che non fu solo l'uomo europeo a fare ciò e che certamente non fu il primo a farlo; ma questa è un storia che meriterà di essere raccontata altrove...  

Ecco 12 aree geografiche arbitrarie individuate da cui scegliere una o più delle nostre collezioni di semi: 

 

ARTICO

 

 

EURASIA

 

ASIA ORIENTALE

 

AMERICA SETTENTRIONALE

 

 

MEDITERRANEO

     

   INDIA e ASIA MERID.   

 

AMERICA CENTRALE

 

 

  AFRICA SUBSAHARIANA  

 

MEDIO ORIENTE

 

AMERICA MERIDIONALE

 

 

AFRICA MERIDIONALE

 

OCEANIA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA BENE: ogni confezione-regalo è una busta contenente 5 diversi pacchetti di semi di piante

 Immagini tratte da: The Golden Treasury of Natural History, by Bertha Morris Parker, Golden Press, New York, 1962

Numero di specie di piante vascolari stimato per ogni eco-regione della Terra

Fonte:

N.BRUMMIT, A.C. ARAUJO, T. HARRIS,

Areas of plant diversity—What do we know?

Wiley & Sons, 2020

Ecco le 3 aree tra cui scegliere per ogni area è disponibile una busta*:

PIANTE DA SECCARE PER COMPOSIZIONI

PIANTE PER MONILI E DECORAZIONI DEL CORPO

PIANTE TINTORIE PER USO TESSILI O CARTARIO

N.B. Ogni busta-regalo contiene una selezione dei semi di 5 diverse piante utilizzate nell'artigianato dell'area di riferimento.

   

 

Da circa un anno (ma forse di più) si sentono lamentele circa gli escrementi di storno (Sturnus vulgaris ) in Piazza Gramsci a Castelfiorentino. Alcune misure (poi rivelatesi palliative) sono state tentate: da settembre 2015 gli spari a salve della Polizia locale e della Guardia Forestale hanno fatto spiccare il volo a questi uccelli ogni sera verso le 22-22.30, facendoli subito posare in qualche altro albero del verde pubblico urbano a poche centinaia di metri, ma la sera dopo erano di nuovo in piazza sui loro posatoi abituali. Sembra quindi che questa misura non sorta i risultati sperati. Da poco è riaperta la caccia e in più comuni della Valdelsa - fin da settembre 2015 - è consentita in deroga ai regolamenti la caccia allo storno per abbatterne la popolazione in costante aumento: i risultati degli abbattimenti programmati sono però modesti perché gli animali tendono a sfuggire ai cacciatori rifugiandosi proprio nelle più tranquille zone urbane dove la caccia è ovviamente vietata. Peraltro la caccia esercita una pressione selettiva completamente diversa da quella che avviene in natura non consentendo mai un riequilibrio della situazione ecologica che si è andata a perdere: in sostanza finché spari gli storni muoiono, ma se finisci di sparare ricominciano ad aumentare, quindi non si eliminano mai le cause che hanno provocato lo squilibrio ecologico di cui gli storni hanno saputo approfittare.
 
 
Mute ed aspetti di Sturnus vulgaris
1 - maschio adulto d'estate
2 - maschio adulto in tenuta invernale
3 - femmina adulta d'estate
4 - maschio nel primo inverno
5 - femmina nel primo inverno
6 - giovane di storno
 
Da poco tempo sono stati installati alcuni dissuasori contro gli storni, ma si constata che gli apparecchi, che diffondo suoni registrati di uccelli predatori e di competitori degli storni, disorientano gli storni per un po' di tempo, poi vi fanno abitudine fino ad ignorali completamente.
Questi passeriformi sono infatti campioni di adattamento ed apprendono rapidamente, mettendo in pratica strategie di protezione contro i propri predatori naturali, anche a livello di stormo.
 
 
 
Tipica formazione a freccia composta da migliaia di storni. E' un comportamento difensivo
 
Ed ecco il nodo della questione: gli storni costituiscono un problema dove gli altri uccelli (spesso altri passeriformi) che condividono l'ambiente con gli storni (loro competitori) nei decenni passati sono stati scacciati dal cambiamento dell'utilizzo delle superfici agricole e periurbane o decimati a causa della caccia legale e di frodo.
Lo storno è infatti campione di adattamento; ne migratore ne stanziali, tende ad occupare sempre i luoghi per lui più idonei, anche molto diversi da quelli naturali. Migra in Italia durante la nostra estate temperata e vi trova spesso anche le condizioni ideali per passarvi anche l'inverno (temperature più elevate del solito specie nelle aree urbane, abbondanza di cibo derivata dalla debolezza dei propri competitori naturali, e quasi totale assenza di predatori). Vi è diventato quindi -quasi dappertutto- una presenza stanziale.
 
 
 
Proprio i predatori naturali sarebbero la risposta ideale, ma la loro presenza è spesso estremamente rarefatta ed in alcune zone essi si sono addirittura estinti a causa della passata pressione venatoria, poi successivamente del bracconaggio e delle catture illegali perpetrate allo scopo dell'allevamento in cattività.
Tra i nemici giurati degli storni ci sono i falconidi; in particolare il Pellegrino (Falco pelegrinus) in grado di catturare in volo rapidissimo storni ed altri uccelli anche più grandi esercitando quella pressione predatoria che è purtroppo mancata per decenni e che ha portato come concausa, alla preoccupante situazione attuale.
 
 
Falco pellegrino adulto a terra
da: Il falco pellegrino (Falco peregrinus). Biologia, ecologia, etologia
 
In ambito urbano si era persa la consuetudine della presenza di predatori, eppure da qualche anno questa situazione sta cambiando e le notti di città e paesi si ripopolano talvolta di rapaci notturni e diurni, anche a Firenze sulla cupola del Brunelleschi dove nel 2006 è stata avvistata una coppia nidificante di Falco pellegrino:
 
  
 
 
Giovani di Falco pellegrino appollaiati su un cornicione decorativo in cotto appartenente ad una chiesa italiana
da: Il falco pellegrino (Falco peregrinus). Biologia, ecologia, etologia
 
Si tratta di un problema diffuso un po' ovunque in Italia ed all'esterno; e se le città ed i paesi piangono, la campagna - a causa degli storni- non ride di certo. Questi uccelli danneggiano infatti i raccolti degli alberi fruttiferi e dei cereali portando fortissime perdite agli agricoltori impegnati nella cerealicoltura e nell'ortofrutticoltura intensiva di ciliegie, susine ma anche di olive ed altri frutti a bacca piccola.
 
 
Storni in un'oliveta. Questi uccelli provocano danni soprattutto ai raccolti degli alberi fruttiferi vite compresa) ed alla cerealicoltura
 
Va infine sottolineato un aspetto importante, ma quasi mai sottolineato Sturnus vulgaris
è una specie autoctona della penisola italiana e del continente europeo e dell'area mediterranea
non si tratta dunque di una specie aliena importata in un passato più o meno recente.
Il suo progredire per numero di esemplari travalica ormai le nicchie ecologiche originarie facendone una specie cosmopolita invasiva, ormai presente anche nel continente americano dove si è pure perfettamente adattata. La crescita abnorme della popolazione si manifestano a causa dello squilibrio creatosi nelle nicchie ecologiche in cui lo storno vive e si riproduce, pre-esistente o venutasi a creare nel frattempo.
Lo squilibrio ecologico provoca l'aumento della popolazione dei volatili che è portatore di inconvenienti per l'uomo, i suoi spazi, le sue infrastrutture (si pensi agli aeroporti), le aree produttive specie quelle agricole e di stoccaggio dei prodotti agricoli. Tale effetto può essere facilmente compreso da tutti perché interferisce con le attività umane.
Ma l'aumento abnorme delle popolazioni di storno comune determinato dal venir meno della pressione selettiva dei predatori, è la principale responsabile del non funzionamento del motore evolutiva della specie: senza selezione evolutiva anche questa specie è in potenza a rischio di estinzione, proprio perché la sua popolazione è sproporzionata rispetto alle risorse disponibili e manca la pressione selettiva dei predatori.
 
 
 

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