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Ph. credit: Alessandro Casoli

Il verbasco, pianta xerofita, assomiglia nella prima metà della sua vita alla rosetta di un cespo d'insalata, ma con foglioline fittamente disseminate di peli (tricomi unicellulari) che riflette una luce verde- argentea. Questa Scrofulariacea possiede una eccellente resistenza alla siccità prolungata, ed un robusto e potente fittone che si incunea nel suolo fino a profondità impensabili per una pianta erbacea, ricercandovi l'acqua e sostanze minerali scarse negli strati più superficiali delle estati mediterranee. Notevole già nella fase giovanile il Tasso barbasso diventa molto appariscente quando sviluppa il suo fusto fiorifero colonnare, altissimo (fino a tre metri) e munito di minuti e numerosissimi fiorellini gialli.

UTILIZZI

Le foglie del verbasco sono utilizzate da millenni come stoppini per le lampade ad olio, mentre i fusti sono adatti ad alimentare di combustibile i forni da pane a cui conferiscono un aroma particolare. Tutta la pianta eccetto i semi (che sono tossici) può essere usata per trattare ferite, piaghe, geloni ed emorroidi. Solo uso esterno

Ph credit: Giorgio Faggi (Acta Plantarum)

COLTIVAZIONE

Adatto a giardini rocciosi, e terreni pietrosi secchi e ben drenati, prospera anche in terreni pesanti a patto che vi sia incorporato dello scheletro sassoso, o macerie.

Scheda: C.P.

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Ph credit: Antonino Messina (Acta Plantarum)

 

00291

Allium cepa - Cipolla / ROSSA FIORENTINA VERNINA 

Questa varietà di cipolla è coltivata in tutta la Toscana, sebbene sia maggiormente diffusa nella provincia di Firenze e nel Valdarno Superiore. Presenta un bulbo di colore rosso a polpa bianca caratterizzato da un’ottima conservabilità. Trattandosi di una specie biennale, la pianta fiorisce durante il suo secondo anno di vita.

 

COLTIVAZIONE

I terreni migliori per la coltivazione sono quelli arieggiati e poco compatti, nei terreni argillosi e asfittici trova invece non poche difficoltà. Teme ristagni idrici che sono causa di marciume e malattie. È fondamentale effettuare una buona lavorazione del suolo in pre-semina; non occorre una lavorazione profonda se il terreno è ben drenato, ma è essenziale che la terra non sia compatta. La semina in serra si effettua nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio, mentre il trapianto dei bulbi viene eseguito in marzo-aprile. Pur non presentando particolari esigenze nutritive, può rendersi utile una concimazione durante la fase di ingrossamento dei bulbi. Se la semina viene effettuata precocemente il raccolto sarà più adatto alla conservazione, altrimenti sarà più vocato al consumo fresco.

 

USI CULTURALI

E' una cipolla molto dolce. Viene consumata preferibilmente cotta e si contraddistingue per un sapore molto intenso. Per queste caratteristiche qualitative rivaleggia con le cipolle di Tropea, che a detta di alcuni le sono addirittura superiori.

 

Scheda: M.D.

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Zea mexicana / TEOSINTE

  

Secondo alcuni botanici sarebbe un ibrido naturale tra Zea mays e Tripsacum, formatosi probabilmente intorno al 600 d.C., quando i Maya migrarono dallo Yucatan agli altipiani dell'America Centrale dove era l'area di naturale diffusione del Tripsacum (Erba Gama).

Per altri si tratterebbe dell'antesignano del mais attuale che si sarebbe formato appunto per la graduale selezione umana delle popolazioni ameridie, dal 13.000 al 6.000 a.C (Beadle 1980).  

Il teosinte è una pianta erbacea alta 1-3 m, con robusti culmi e con foglie e fiori simili a quelli del mais; i fiori femminili sono disposti in spighe, raggruppate in un’infiorescenza circondata da una guaina fogliare. 
I caratteri distintivi tra teosinte e mais vanno cercati nella struttura dell'infiorescenza femminile che, nel teosinte, è una spiga distica in cui ciascuna cariosside è disarticolata perché possiede un segmento di rachide che la inserisce nell'infiorescenza stessa, mentre nel mais è una spiga polistica ben compatta e incapace di disperdere il seme.

COLTIVAZIONE

Ha le stesse esigenze colturali del mais, ma rispetto a questo ha forse bisogno di più calore ed è più tardivo. La sua produzione può essere buona anche se il raccolto è complicato dal fatto che le piccole spighe sono raccolte in nicchie del fusto fibroso della pianta. Ha la caratteristica principale di una pianta selvatica, vale a dire che i semi che tendono a staccarsi naturalmente dalla pianta madre, disperdendosi nell'ambiente.

USI COLTURALI

La pianta è compatibile con il mais, quindi si può ibridare con esso.

Il teosinte è ampiamente utilizzato come coltura foraggera per il bestiame in Messico e i semi possono essere somministrati ad altri animali come polli e maiali. Teosinte è considerata la madre del mais e quindi occupa un posto molto importante nella cultura e nelle credenze delle popolazione amerindie.

 

Scheda: A.C.

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Pisum sativum var. arvense - Pisello / ROVEJA o RUBIGLIO

 

La roveja (Pisum sativum var. arvense), detta anche pisello dei campi, o rubiglio, è un’antica varietà di pisello conosciuta sin dai tempi dei romani. È una pianta annuale, con bei fiori papilionacei di colore rosa o lilla e legumi molto corti (3-6 cm circa).

Nei secoli passati questo legume era coltivato su tutta la dorsale appenninica umbro-marchigiana, in particolare sui monti Sibillini, anche a quote elevate. I contadini lo seminavano spesso in consociazione con il favino per la produzione di foraggio per gli animali, tuttavia, in alcuni periodi dell’anno, la usavano anche per la propria alimentazione.

Per via della sua rusticità, prolifera molto facilmente lungo le scarpate e nei prati, tanto che in alcune zone viene chiamato da pastori e contadini locali con i nomi di pisello selvatico, pisello di campo o pisello bastardo.

 

COLTIVAZIONE

È una pianta di facile coltivazione in quanto si adatta a terreni pesanti, argillosi e umidi e presenta una buona resistenza al freddo. La roveja viene seminata a primavera, in genere a marzo, e i baccelli possono essere raccolti a maturazione inoltrata, a fine estate, in quanto sono meno farinosi dei piselli comuni. Dopo la raccolta vengono seccati e successivamente sgranati con una trebbia per essere infine macinati a pietra.

La produttività è valutata da buona ad ottima, si consiglia la raccolta per estirpazione quando si nota che le piante tendono ad ingiallire, ma è possibile effettuarla anche scalarmente.

 

USI COLTURALI

Attualmente la roveja viene coltivata soltanto nell’Italia centrale, prevalentemente nelle Marche e in Umbria, da agricoltori che vogliono diversificare e riscoprire le tradizioni.

Il gusto ricorda un po' quello delle fave e dei ceci e si può consumare fresca oppure essiccata; in quest’ultimo caso diventa un ottimo ingrediente per minestre, zuppe, spezzatini e risotti. Una volta macinata, invece, viene utilizzata per preparare una polenta dal gusto intenso chiamata “Farrocchiata”, condita con un battuto di acciughe, aglio e olio extravergine.

 

Scheda: M.D.

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